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La camomilla è da sempre considerata la bevanda rilassante per eccellenza. In autunno, quando le sere si fanno più lunghe e il corpo ha bisogno di rallentare, una tazza calda di questa tisana diventa quasi un rito. Eppure, sul web circolano da anni post e video che mettono in dubbio la sua fama: “Se la lasci troppo in infusione, diventa eccitante!”. Ma è davvero così?
Il dottor Walter Antonucci, medico nutrizionista e personal trainer molto seguito sui social, ha affrontato questo tema proprio nei suoi video di divulgazione scientifica. Con il suo consueto tono ironico e diretto, ha spiegato che la realtà è ben diversa da quanto si legge nei post virali.
La camomilla non diventa eccitante
Antonucci ha chiarito senza mezzi termini: No, la camomilla non diventa eccitante se la lasci in infusione più del dovuto
. Le molecole responsabili del suo effetto rilassante, come l’apigenina, non si trasformano in sostanze eccitanti solo perché la bustina è rimasta immersa qualche minuto in più nell’acqua calda. Non esiste nessun passaggio chimico che, con il semplice prolungarsi dell’infusione, alteri in modo così drastico la composizione della tisana, trasformandola in una tazza di caffè o tè.
Chi ha diffuso questa convinzione ha probabilmente confuso l’idea di “cambio di gusto” con “cambio di effetto”. In realtà, la camomilla lasciata troppo tempo in infusione diventa solo più amara, perché alcune molecole aromatiche e polifenoli si ossidano. Non cambia il suo effetto sul sistema nervoso.
Perché la camomilla diventa più amara
Il sapore più intenso e leggermente sgradevole che si avverte quando la camomilla resta in infusione più del previsto è dovuto a reazioni di ossidazione e alla liberazione di tannini. Si tratta di sostanze naturali presenti nei fiori di camomilla che, con il calore prolungato, si concentrano maggiormente nella bevanda. Questo spiega perché il profumo tende a svanire, mentre il gusto risulta più marcato e amarognolo.

In altre parole, la camomilla non diventa un “caffè nascosto”, ma perde parte delle sue proprietà rilassanti e del suo aroma delicato. Il consiglio degli esperti resta semplice: rispettare i tempi indicati sulla confezione, solitamente tra i tre e i cinque minuti.
Le molecole che favoriscono il relax
La vera “forza” della camomilla risiede nei suoi flavonoidi e negli oli essenziali. Tra questi, l’apigenina è quella più studiata: un composto vegetale che si lega ai recettori cerebrali del GABA, contribuendo a calmare l’attività neuronale e favorire il rilassamento. Tuttavia, per ottenere questi benefici, serve una preparazione corretta.
Se si lascia la bustina troppo a lungo, una parte di queste sostanze può degradarsi o disperdersi con il calore prolungato. Il risultato è una tisana meno efficace, con un potere calmante ridotto e un gusto meno gradevole. Il problema, dunque, non è l’effetto “eccitante”, ma la perdita di parte dei principi attivi.
Come preparare una camomilla davvero rilassante
Per sfruttare al massimo le proprietà della camomilla, è sufficiente seguire poche regole pratiche:
- Usare acqua appena sotto il punto di ebollizione, intorno agli 85‑90°C
- Lasciare la bustina in infusione per 3-5 minuti, non di più
- Non riutilizzare la stessa bustina per una seconda infusione
- Evitare di aggiungere zucchero in eccesso, che può alterare i benefici
Come ricorda Antonucci, “se davvero volete dormire meglio, più che preoccuparvi del minutaggio della camomilla, provate a spegnere il telefono mezz’ora prima di andare a letto e leggere qualche pagina di un libro”. Un consiglio semplice, ma basato su evidenze solide: la luce blu degli schermi riduce la produzione di melatonina, mentre le abitudini rilassanti favoriscono un sonno naturale.
