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Tadas è un content creator che ama esplorare i Paesi baltici. Nella sua bio scrive “Traveling & Sharing the Baltics”, e in uno dei suoi video più curiosi ha rivelato un fatto sorprendente: esiste una lingua europea che non ha parolacce. Sì, proprio così. Un intero popolo che riesce a esprimere rabbia, frustrazione o sorpresa senza mai usare termini volgari. Per noi italiani, abituati a dare un tono colorito alle frasi più concitate e ad usarne alcuni (anche blasfemi) come intercalari, l’idea è quasi impensabile. Eppure in Lituania questa è la normalità. Il lituano, una delle due lingue baltiche ancora parlate (insieme al lettone), è considerato un idioma purissimo, tra i più antichi d’Europa, e praticamente privo di volgarità.
Il lituano: una lingua antichissima e sorprendentemente “pulita”
Nel suo video, Tadas spiega che nel 2025 le lingue baltiche ancora in uso sono solo due: il lituano e il lettone. Ma è la prima a stupire davvero: il lituano non prevede vere e proprie parolacce. Quelle che esistono vengono considerate “innocenti” o addirittura buffe.
Per esempio, “rūpūžė” significa “rospo”, e può essere usato per esprimere fastidio, ma niente che somigli alle imprecazioni italiane. Oppure “rūpūs miltai”, che letteralmente vuol dire “farina grezza”, e suona più come una frase da panettiere infastidito che da automobilista nel traffico.

Il “peggiore” dei modi di dire citati da Tadas è “po velnių”, traducibile come “sotto i diavoli”, usato per dire qualcosa di simile al nostro “accidenti!”. Nulla di realmente offensivo, insomma. E per chi è cresciuto in Paesi dove le imprecazioni sono parte quotidiana del linguaggio, la cosa può sembrare quasi aliena.
Perché il lituano non ha parolacce?
Il motivo non è casuale. Il lituano ha radici molto antiche e conserva ancora tratti linguistici del protoindoeuropeo, la lingua madre di gran parte degli idiomi europei. In secoli di storia e isolamento culturale, la lingua si è mantenuta conservativa e rispettosa anche nel modo di esprimere emozioni negative. I lituani, spiega Tadas, preferiscono usare frasi colorite ma non volgari, a volte legate alla natura o alla religione. Un esempio? Invece di insultare qualcuno, possono augurargli che “la terra lo inghiotta” o che “il diavolo lo cavalchi”. Espressioni antiche, legate alla tradizione popolare, che suonano più come maledizioni poetiche che come parolacce.
Le “parolacce importate” dai Paesi vicini
Tadas però chiarisce un punto interessante: dire che in lituano non esistono parolacce non significa che i lituani non le usino mai. La verità è che la maggior parte dei termini volgari arriva da altre lingue, soprattutto da Russia e Polonia, due Paesi con cui la Lituania ha condiviso secoli di storia e influenze culturali. Così, nel linguaggio quotidiano, capita di sentire espressioni straniere mischiate a parole lituane, proprio come succede in Italia con termini inglesi o francesi. Ma la base del lituano rimane linguisticamente pura, tanto da rendere la lingua una rarità nel panorama europeo.
Le “maledizioni poetiche” dei commenti
Nei commenti al video, alcuni utenti lituani hanno condiviso esempi curiosi di espressioni tipiche. L’utente xo.tokki.xo ha scritto: “Kad tave šikantį sutrauktų”, che tradotto significa: “Che tu venga colpito da crampi mentre sei in bagno”. Una frase divertente e pittoresca, ma più ironica che offensiva. Un’altra utente, ruta.liu, aggiunge che “non abbiamo parolacce, abbiamo vere e proprie maledizioni”. E ne elenca alcune: “Che la terra ti inghiotta”, “Che il diavolo ti cavalchi”, “Che i rospi rendano sterili le tue mucche”. Espressioni colorite, teatrali, e persino poetiche.
