Su Netflix c'è una fiaba da Oscar veramente eccezionale: un altro grande capolavoro di Guillermo del Toro da recuperare.
Il “Pinocchio” di Guillermo del Toro è tornato al centro dell’attenzione grazie al recente successo del suo attesissimo “Frankenstein”. La riscoperta di questa versione in stop-motion, disponibile su Netflix, ha riportato il pubblico dentro uno dei progetti più audaci e personali del regista. Del Toro ha trasformato la favola di Collodi in un racconto intimo e struggente, capace di parlare agli adulti senza perdere il fascino della narrazione originale. Il risultato è un film che unisce poesia e oscurità, fedele allo stile del cineasta, che da sempre indaga temi come il lutto, la crescita e il significato dell’esistenza.
L'altro capolavoro di Guillermo del Toro su Netflix: una fiaba da premio Oscar
La storia si apre con un Geppetto fragile e umano. Il falegname vive sereno accanto al figlio Carlo, ma un bombardamento durante la Grande Guerra cambia tutto. La perdita del bambino spezza l’equilibrio della sua vita. Quel dolore diventa la scintilla che lo porta a scolpire un burattino di legno. La nascita di Pinocchio non arriva però dalla magia tradizionale a cui siamo abituati. In questa versione l’intervento proviene da uno Spirito del bosco, una presenza eterea che riflette la sensibilità gotica di del Toro. Il burattino prende vita e inizia un percorso che va ben oltre l’idea di una semplice marionetta birichina.

Pinocchio si ritrova a confrontarsi con un mondo duro e distorto. La storia è ambientata nell’Italia fascista, un Paese segnato dall’oppressione politica e dalla propaganda. Questo contesto diventa parte integrante della crescita del protagonista. Le sue avventure assumono così un tono più adulto, perché lo costringono a fare i conti con la morte, con il potere e con la perdita di innocenza. La morte diventa una figura reale, un’entità con cui Pinocchio dialoga. La scelta di del Toro di inserirla come personaggio permette di affrontare con delicatezza e profondità argomenti che raramente trovano spazio nei film d’animazione.
Il viaggio di Pinocchio tocca anche il mondo del circo, un ambiente affascinante e crudele. Qui il burattino scopre la manipolazione, il valore della libertà e il peso dei compromessi. La sua identità non è mai data per scontata. Ogni incontro lo mette davanti a una domanda precisa: che cosa significa essere vivi. Il percorso non ruota più attorno al desiderio di diventare un bambino vero, ma attorno alla comprensione del proprio posto nel mondo, e al valore dei legami che sceglie di costruire.
La costruzione del film e il cast
La realizzazione tecnica è uno dei punti più forti dell’opera. Il film è girato interamente in stop-motion, una scelta complessa che richiede precisione, pazienza e un controllo totale dell’immagine. Del Toro e Mark Gustafson hanno guidato un team internazionale che ha lavorato per anni per dare vita a pupazzi, scenografie e atmosfere curate fin nel dettaglio. Ogni movimento, ogni espressione, ogni luce contribuisce a creare un universo coerente e affascinante, in cui la poetica del regista trova la sua forma più pura. Se apprezzate tanto questo regista, c'è un altro film capolavoro da riscoprire.
Anche il cast vocale ha un ruolo decisivo. Nella versione originale spiccano Ewan McGregor, che dà voce al grillo Sebastian J. Cricket, David Bradley nei panni di Geppetto e Gregory Mann come Pinocchio. Accanto a loro ci sono interpreti del calibro di Tilda Swinton, Cate Blanchett e Christoph Waltz, che aggiungono sfumature potenti ai personaggi. La versione italiana, trova in Massimiliano Alto una direzione attenta alle emozioni e alle intenzioni del film, restituendo un doppiaggio armonioso e rispettoso della visione del regista.
La critica ha accolto il film con entusiasmo, riconoscendo la sua capacità di unire tecnica, emozione e profondità narrativa. L’opera ha conquistato il Premio Oscar come miglior film d’animazione, un risultato che conferma la forza di questa reinterpretazione e il talento di del Toro nella costruzione di mondi che parlano alla sensibilità collettiva. Non si tratta solo di un adattamento, ma di una dichiarazione artistica in cui convivono dolore, meraviglia e umanità.
