Intorno al 1350, la prima ondata di peste nera fece un numero enorme di vittime in Europa. Tuttavia, in pieno Medioevo, c'era un'altra malattia, ancor più temuta, perché ancora più imprevedibile.
La pagina TikTok ‘La vita nel Medioevo’ ha dedicato un video a un grande tema del nostro passato. Spesso, quando pensiamo al Medioevo, diamo per scontato che la malattia più temuta in quel periodo storico fosse la peste.
D’altronde la peste nera, secondo alcune stime, avrebbe eliminato un terzo della popolazione dell’intera Europa e perfino il 65% di alcuni territori oggi appartenenti alla Cina, dunque un impatto oggettivamente devastante.
Eppure, secondo alcune ricostruzioni storiche, non era la malattia più temuta. La voce narrante del video inizia ricordando le immagini più iconiche di questo periodo: i medici uccello, i fuochi nelle strade e le città deserte. Eppure esisteva una malattia ancora peggiore, che in pochi avevano il coraggio di nominare.
La malattia del Medioevo più temuta della peste
“Era una malattia che colpiva all’improvviso, come una maledizione e che trasformava le persone sane in qualcos’altro”. I primi sintomi erano di un leggero formicolio alle dita, che gradualmente diventavano gelide. All’improvviso il corpo iniziava a bruciare da dentro senza un motivo. “Non era febbre, non era dolore normale, era una fiamma viva, come se qualcuno avesse acceso un fuoco sotto la pelle di una persona”. Questo portava le persone a urlare, anche di notte, chiedendo di essere immerse nell’acqua gelida, in cerca di sollievo, cercato anche grattandosi. Un dolore insopportabile, nel vero senso della parola.
I cronisti dell’epoca raccontavano di piedi e mani che diventavano neri, si seccavano e cadevano. Chi abitava nei villaggi spesso credeva che fosse opera del demonio. I preti parlavano di punizione divina. I malati venivano trasportati in santuari lontani e non restava che sperare in un miracolo. Quasi nessuno, però, capiva cosa ci fosse dietro.
Quella malattia non veniva da un contagio, dal respiro di un malato, né tanto meno da animali o spiriti maligni. Quella malattia veniva dal pane che la gente mangiava ogni giorno. Un semplice fungo, invisibile e silenzioso, nascosto nella segale trasformava il cibo in veleno puro
ll fuoco di Sant'Antonio (e gli abiti da medici)
Era il fuoco di Sant’Antonio. Un veleno che non vedevi arrivare perché eri inconsapevole di averlo inghiottito. “Nel Medioevo questa era la paura: non ciò che vedi ma ciò che credi ti stia salvando e che, in realtà, ti sta distruggendo”.
Chiudiamo con una curiosità relativa proprio alle “maschere a becco” che identificano immediatamente i medici del Medioevo. Dentro quei becchi, inaftti, c’erano mucchi di erbe e spezie (mirra, cannella e varie erbette spontanee), perché all’epoca si credeva che i miasmi (cattivi odori) trasmettessero le malattie e che i profumi delle spezie potessero purificare l'aria che entrava nelle narici. Molti cronisti spiegano che quel tipo di abbigliamento è comune afferma soprattutto tra Sei e Settecento, non in pieno Medioevo durante grandi ondate di pete come quelle del 1630-31 e del 1656.

Non c’era solo il becco. L’abito comprendeva una lunga tunica cerata o di cuoio, guanti, stivali e un bastone per visitare i pazienti e mantenere una certa distanza ed evitare qualsisi contatto diretto. Oltre a proteggere dai miasmi, il becco offriva anche una barriera fisica di base contro fluidi e contatti. Sebbene oggi sia considerata un simbolo “medioevale”, è in realtà legata al periodo immediatamente successivo: il Seicento e le pratiche anti-miasmi dell'epoca. La sua popolarità attuale è da attribuire soprattutto al folklore e alle maschere veneziane.
