È vero che molti giovani, tra i 25 e i 30 anni, vivono una “crisi spirituale”? Studi filosofici non la definiscono tale, ma piuttosto un processo a cui danno un nome preciso: si chiama “frattura dell’io empirico”.
Ne ha parlato un tiktoker sudamericano, Ronny Ramirez, citando fonti accreditate di filosofi e scrittori passati alla storia. “Nessuno ci prepara per questo processo”, dice a inizio video. “Basiamo tutta la giovinezza su un’identità che non scegliamo, formata dalle aspettative, le credenze, i modi in cui ci dicono di conformarci alla società. Questo non è frutto di pensieri liberi delle persone, ma sonoimposizioni culturali. Tra i 25 e i 30 questo io che abbiamo creato negli anni precedenti inizia a crollare”.

Il crollo avviene perché le esperienze della vita ci mostrano che tutto quello che avevamo creduto di essere non era del tutto reale. In filosofia, come detto, parliamo di “frattura dell’io empirico”, ovvero la discrepanza tra ciò che crediamo di essere e ciò che siamo davvero quando cadono tutte le maschere. Ovvero: l’identità ci sembrava stabile, avevamo tante certezze: poi, inesorabile, arriva un punto di rottura. “Non sei più la persona di ieri e non sai chi sarai domani”, spiega Ronny. In psicologia si chiama “rottura della continuità dell’io”, spesso definito più semplicemente come un “risveglio brutale”. Quel vuoto che si avverte lo ha descritto anche Camus, parlando dell’assurdo: lo scontro tra la necessità di trovare un significato all'esistenza e i segnali che arrivano dal mondo, che non ne offrono uno.
La crisi di identità è un processo preciso
Qualcuno ha descritto tutto ciò come ansia, mancanza di motivazione o debolezza. Il vuoto, però, non è un sintomo: è il nucleo dell’esistenza umana quando l'essere umano diventa cosciente. Quello che succede tra i 25 e i 30 anni è la scoperta che non esiste un vero e proprio ‘significato’ ma che bisogna costruirlo da sé. Jung sostiene che sia una fase inevitabile: l’io ‘vecchio’ deve scomparire per lasciare spazio a quello nuovo, più cosciente e meno attaccato all’infanzia. È naturale provare disinganno, paura e rabbia. “Non è depressione, è metamorfosi profonda”, spiega l’autore del video.
L’ego perde forza, perché perde la capacità di definire chi siamo. “Quando capiamo che non esiste un copione prestabilito, quando capiamo che è inutile dare colpe ai genitori, alla scuola o alla società, la gestione della vita passa totalmente nelle nostre mani. È un peso liberatorio e insopportabile al contempo”, aggiunge.
La “crisi” altro non è che la realizzazione che solo noi stessi possiamo definire qual è il significato della nostra vita: nessun altro può né dovrebbe farlo. Siamo circondati da gente, ma il nostro io interiore, la nostra coscienza è inaccessibile. “In passato si viveva in comunità più unite e in questo passaggio i giovani venivano aiutati dagli anziani. Oggi siamo senza guide, ma ciò non toglie che dobbiamo affrontare questa tappa fondamentale. Sparisce l’io automatico e nasce quello cosciente", conclude l'autore del video.
