Gli Antichi Romani come trattavano gli stranieri? In pochi lo sanno

Gli Antichi Romani trattavano bene gli stranieri? In linea di massima sì, ma ci sono delle precisazioni importanti da fare.

Quello dell’immigrazione è un tema centrale, tornato alla ribalta dopo i tre anni in cui il Coronavirus ha occupato quasi tutti gli spazi del dibattito pubblico. Ipotizziamo che sarà un tema altrettanto centrale nella campagna elettorale per le elezioni politiche dell’autunno del 2027, che inizierà tra pochi mesi.

I fenomeni migratori non sono certo una novità del ventunesimo secolo. Come veniva gestita l’accoglienza ai tempi dell’Antica Roma? Un video diventato virale su TikTok, realizzato con Intelligenza Artificiale, spiega che i Romani di un tempo accoglievano gli stranieri a braccia aperta e offrivano loro protezione. Il content creator @namiracconti ne ha parlato in dettaglio in questi termini.

Trattare male uno straniero nell'Antica Roma era un peccato grave
Trattare male uno straniero nell'Antica Roma era un peccato grave

“Gli stranieri nell’Antica Roma venivano accolti come ospiti e, in quanto tali, avevano diritti precisi: acqua, cibo, protezione e perfino piccoli privilegi. Trattare male uno straniero significava offendere gli Dei”, secondo le credenze dell’epoca. Nel Medioevo quest’idea non sparì. Alcune persone costruivano ospizi lungo le strade più battute, offrivano un letto ai pellegrini, un pasto caldo ai viandanti e un riparo a chiunque arrivasse da lontano, senza chiedere chi fosse. Era il modo più semplice per tenere viva l’antica regola dell’accoglienza. Da lì nasce il termine “ospitalità”, ovvero vedere lo straniero come uno di casa. Ma è davvero così? Il video sintetizza un tema complesso: vediamo altre fonti storiche cosa ci dicono sul tema dell’accoglienza nell’Antica Roma.

La verità sul trattamento degli stranieri nell'Antica Roma

I Romani erano ospitali? Sì. I Romani consideravano gli stranieri loro ‘fratelli’? No. È vero che l’hospes godeva di protezione, di un alloggio, di cibo e di aiuto legale, oltre ad avere la possibilità di partecipare a eventi pubblici. Tale legame era sacro.

Al contempo, però, i cittadini stranieri nelle prime fasi dell’Impero Romano erano considerati ‘peregrini’, persone libere ma non cittadini romani, ovvero privi del diritto di contrarre un matrimonio legale. Solo nel 212 d.C. i primi ‘peregrini’ ottennero la cittadinanza romana. Caracalla rese meno netta la distinzione formale tra cittadini e stranieri, permettendo a questi ultimi di ottenere la cittadinanza e ancora più diritti.

È anche vero che ci sono documenti pubblici che dimostrano xenofobia e pregiudizi tra i Romani di secoli fa. Si diceva che i Greci fossero “intriganti”, che i mediorientali fossero “effemminati” e i germanici “rozzi”. A metà tra il serio e il faceto, esistono scritti quasi dispregiativi verso razze, a volte definiti satirici, ma che comunque sono in parte pensieri sinceri della gente dell'epoca. Insomma, lo straniero era rispettato e tutelato, ma molto dipendeva al suo status e ella sua posizione nelle gerarchie. Uno schiavo straniero era come uno schiavo romano, la differenza era minima. Una cosa resta immutata nei secoli: il cittadino romano medio si sentiva superiore agli altri 2000 anni fa e si sente superiore ancora oggi.

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