Gli struffoli, oggi popolarissimi, sono nati come un dolce per soli ricchi. Un breve viaggio nella Napoli del XVII secolo (e in Grecia).
Ci siamo: Natale è arrivato e insieme a lui anche il Cenone della Vigilia e il Pranzo del 25 (una tradizione non presente in tutta Italia). Qual è uno dei tanti dolci tipici della tradizione italiana, particolarmente diffuso dal Lazio in giù? Gli struffoli.
Queste palline fatte con un impasto di farina, uovo, zucchero e miele, rigorosamente fritte, piacciono anche visivamente perché vengono spesso ‘colorate’ con i confettini. Oggi non sono un dolce particolarmente costoso, visto che gli ingredienti di base non sono raffinati. Eppure, un tempo, erano riservati ai ricchi. Ne ha parlato il content creator @stopitaliansounding, che si è prefissato l’obiettivo di far capire al pubblico internazionale cos’è la vera cucina italiana e come individuare i piatti ‘fintamente’ italiani.
“Lo sapevate che gli struffoli un tempo erano riservati solo per i nobili? Sono palline di impasto dolce ricoperte di miele. La loro storia inizia svariati secoli fa”, esordisce. Secondo alcune fonti, infatti, tutto comincia nell’Antica Grecia, quando furono colonizzate alcune zone del Sud Italia. Della Magna Grecia hanno fatto parte l’attuale Salento, tutta l’attuale Basilicata e Calabria, le zone costiere della Campania e della Sicilia orientale. Il nome ‘Struffoli’ probabilmente deriva da un vocabolo greco ‘strongoulos’, che vuol dire molto semplicemente “di forma rotonda” e da un dolce, per l'appunto rotondo, di nome loukoumades.
Gli struffoli tra Napoli e Grecia
La svolta arriva nel XVII secolo, quando le monache dei conventi iniziarono a preparare gli struffoli come regalo per le famiglie nobili napoletane che supportavano la Chiesa con la beneficenza. Come accaduto in tantissime altre circostanze, il popolo iniziò ad imitare lo stile di vita dei ricchi e gli struffoli si diffusero rapidamente anche al di fuori della nobiltà napoletana.

Con il passare degli anni, divennero uno dei dolci tradizionali napoletani del periodo natalizio. L’altra curiosità è che ancora oggi in Grecia a Natale mangiano dei dolcetti molto simili agli struffoli napoletani, che sono “parenti stretti”, sebbene ci siano alcune differenze sostanziali. Il loro nome è loukoumades.
La prima differenza è di dimensioni: gli struffoli sono oggettivamente piccoli, i loukoumades sono grandi almeno il triplo. Altra differenza importante: non sono ‘pastosi’ all’interno come quelli napoletani ma soffici e ariosi. Il miele è presente in entrambi i dolci, ma quelli greci non vengono conditi con i ‘diavolini’ colorati: quasi sempre si preferisce la frutta secca (soprattutto noci, mandorle e pistacchi).
Gli struffoli napoletani vengono preparati diverse ore prima del cenone e serviti praticamente freddi, mentre in teoria i ‘cugini’ greci andrebbero mangiati caldi, appena usciti dall’olio. Insomma, è praticamente certo che gli struffoli napoletani siano strettamente imparentati con i loukoumades, tuttavia secoli e secoli di influenze culturali diversi in Campania hanno fatto sì che la ricetta consolidata fosse diversa da quella originale.
