La nutrizionista spiega ogni quanto mangiare il pesce ogni settimana e soprattutto quale scegliere.
C’è una domanda che si ripresenta spesso tra chi cerca di migliorare la propria alimentazione: quante volte a settimana è consigliabile mangiare il pesce? A fare chiarezza ci ha pensato la nutrizionista Alice Carnevale, che sui suoi canali social ha condiviso un consiglio pratico ma tutt’altro che banale. Il pesce, spiega l’esperta, è una fonte preziosissima di nutrienti fondamentali per il nostro organismo, e proprio per questo dovrebbe occupare un posto fisso nel nostro menù settimanale.
Secondo la dottoressa Carnevale, l’ideale è consumarlo almeno due o tre volte a settimana, distribuendolo in modo intelligente tra le diverse tipologie disponibili. Non si tratta solo di un consiglio legato alla varietà del gusto, ma di un vero e proprio principio nutrizionale. Il pesce, infatti, è ricco di proteine ad alto valore biologico, facilmente digeribili, ed è una delle principali fonti alimentari di vitamina D, spesso carente soprattutto nei mesi più freddi. Ma la vera ricchezza del pesce risiede negli acidi grassi omega 3, essenziali per la salute del cuore, del cervello e dell’intero sistema immunitario.
Ciò che fa la differenza, però, non è soltanto la quantità, ma anche la qualità del pesce scelto. La nutrizionista invita a fare una distinzione tra due grandi categorie: da un lato, i pesci ricchi di grassi buoni, come sgombri, sardine e salmone selvaggio, veri e propri alleati nella prevenzione delle malattie cardiovascolari; dall’altro, quelli più magri e leggeri, come branzini, orate, merluzzo o sogliola, ideali in un regime alimentare ipocalorico o per chi desidera mantenere la leggerezza senza rinunciare ai nutrienti.

Quale pesce scegliere? Ecco tutti i consigli dell'esperta
Un dettaglio fondamentale, che spesso viene trascurato, riguarda l’origine del pesce. Alice Carnevale raccomanda di preferire il pesce pescato a quello di allevamento, quando possibile. Il motivo è semplice: la qualità nutrizionale del pesce selvaggio è generalmente superiore, e inoltre si riduce il rischio legato all’uso di mangimi industriali, antibiotici e ambienti controllati che possono alterare il profilo salutare del prodotto. Un consiglio che vale ancora di più quando si parla di bambini, donne in gravidanza e persone con sistema immunitario più fragile.
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Infine, la nutrizionista sottolinea un aspetto spesso trascurato: non tutti i pesci sono uguali dal punto di vista della sicurezza alimentare. Alcune specie, specialmente quelle di grossa taglia come tonno e pesce spada, tendono ad accumulare quantità maggiori di metalli pesanti come il mercurio, una sostanza potenzialmente tossica se ingerita in grandi quantità. Ecco perché è bene consumarli con moderazione e preferire il più possibile pesci di taglia media o piccola.
In definitiva, includere il pesce nella propria dieta almeno 2-3 volte a settimana non solo è una scelta sana, ma rappresenta anche una strategia intelligente per variare l’alimentazione, fornendo all’organismo tutti quei nutrienti che altri alimenti pur validi non sempre riescono a offrire con la stessa efficacia. La chiave, come sempre, sta nell’equilibrio: scegliere consapevolmente, alternare con criterio e privilegiare la qualità.
