Grandi ascolti in tv per questo film con Alessandro Borghi: è impareggiabile per la sua grande bravura ed è su RaiPlay. Dal 2 ottobre è anche al cinema con il nuovo western Testa o croce?.
Il film Dalida è un biopic intenso e struggente che ripercorre la vita di una delle artiste più amate e tormentate del Novecento. Diretto da Lisa Azuelos e uscito nel 2016, racconta la parabola umana e artistica della cantante e attrice Dalida, nata al Cairo con il nome di Iolanda Cristina Gigliotti, diventata una vera leggenda tra Francia e Italia. Oggi il film è disponibile su RaiPlay e rappresenta un’occasione per riscoprire non solo la sua voce, ma anche il dolore che si celava dietro il sorriso della diva.
Alessandro Borghi insuperabile in questo film su RaiPlay: merita di essere visto
Dalida ha venduto oltre 140 milioni di dischi nel mondo, un numero che testimonia l’enorme impatto che ha avuto sulla musica leggera europea. Ma dietro la fama si nascondeva un’esistenza segnata da continue ferite emotive. Il film mostra la sua vita dagli esordi in Egitto alla conquista della notorietà negli anni ’60, passando per i grandi successi internazionali, fino al tragico epilogo a Parigi nel 1987. La regia di Lisa Azuelos punta sul contrasto tra la brillantezza della scena e la solitudine della donna, tra l’icona amata dal pubblico e la fragilità di un’anima che cercava pace.
A interpretare Dalida è Sveva Alviti, che offre una prova d’attore sorprendente e intensa. Riesce a trasmettere sia la forza magnetica dell’artista sul palco, sia la sua vulnerabilità dietro le quinte. La sua trasformazione è totale: voce, gesti, sguardo, tutto contribuisce a far rivivere una figura che ha lasciato un segno indelebile nella cultura europea. Accanto a lei, Riccardo Scamarcio interpreta il fratello Orlando, figura chiave nella vita e nella carriera della cantante, il suo punto di riferimento e al tempo stesso la memoria più viva della sua eredità artistica.

Una delle parti più toccanti del film è quella dedicata alla relazione tra Dalida e Luigi Tenco, interpretato da Alessandro Borghi. Il loro amore, nato sullo sfondo del Festival di Sanremo del 1967, è raccontato con delicatezza ma anche con un profondo senso di tragedia. Borghi restituisce tutta la complessità del personaggio di Tenco, il suo spirito ribelle, la sensibilità artistica e l’inquietudine che lo accompagnava. La scena che rievoca la notte del suicidio di Tenco è uno dei momenti più forti del film, capace di scuotere anche chi conosce già quella pagina dolorosa della musica italiana. Se apprezzate Borghi, c'è un altro capolavoro che non potete perdere.
Una regia che alterna splendore e oscurità
Il dolore per la perdita di Tenco segna per sempre la vita di Dalida. Da quel momento, la cantante non sarà più la stessa. La sua carriera continuerà a brillare. La sua anima, però, resterà segnata da un senso di colpa e di malinconia che il film riesce a rendere in modo autentico e mai eccessivo. Borghi, con la sua interpretazione intensa e misurata, aggiunge profondità alla storia. Del resto, è anche il ritratto di un’epoca, quella degli anni Sessanta. Un momento in cui la musica e la società vivevano un periodo di grandi trasformazioni.
Lisa Azuelos costruisce un racconto visivamente affascinante, alternando sequenze luminose, che mostrano Dalida sul palco tra applausi e abiti scintillanti, a momenti più intimi, in cui emerge la sua solitudine. La fotografia, curata nei dettagli, contribuisce a sottolineare questo contrasto costante tra luce e ombra. Non mancano le scene di grande intensità emotiva, ma anche quelle che restituiscono la leggerezza di un’epoca fatta di sogni e libertà artistiche.
Alla sua uscita, Dalida ha conquistato il pubblico francese e italiano, ricevendo ottimi ascolti anche nelle repliche televisive. La critica ha elogiato soprattutto l’interpretazione di Sveva Alviti e il coraggio della regista nel raccontare una figura così complessa senza idealizzarla. In onda su Rai 1 ha avuto anche un buon numero di ascolti, andando oltre il 18% di share. Alcuni hanno definito il film un po’ melodrammatico, ma molti spettatori hanno apprezzato proprio l’approccio emotivo, capace di restituire la passione e la fragilità di una donna che ha vissuto tutto fino in fondo.
