Il Carnevale 2025 ha portato con sé coriandoli, maschere, dolci fritti… e una polemica infuocata a colpi di zucchero a velo. Al centro? Le chiacchiere di Iginio Massari, vendute a 100 euro al chilo nella sua boutique romana. Una cifra che ha fatto saltare la sedia a molti utenti social, soprattutto dopo che una content creator ha raccontato di averne acquistata una sola a 2,50€.
Da lì, il caso è esploso. I commenti si sono sprecati. Tra chi grida allo scandalo e chi difende a spada tratta il più celebre pasticcere d’Italia, il web si è diviso come una sfoglia di pasta fritta. Ma Massari non è rimasto in silenzio. Anzi: nel podcast BSMT condotto da Gianluca Gazzoli, ha risposto col tono calmo di chi non ha nulla da dimostrare, ma molto da dire.
Iginio Massari: “Caro è una cosa, costoso è un’altra”
Durante l’intervista, Massari ha colto l’occasione per spiegare – a modo suo – la differenza tra “caro” e “costoso”, un dettaglio che, secondo lui, sfugge a molti. “Cosa è caro?”, si domanda il maestro. E risponde: “Quello che si vende a un prezzo superiore al valore che ha. Costoso, invece, vuol dire che non tutti se lo possono permettere”. Una distinzione semantica, certo. Ma anche un colpo dritto al petto di chi lo accusa di vendere dolci “sopravvalutati”. Massari rivendica la qualità del suo lavoro, ricordando che un prezzo elevato non sempre equivale a un’esagerazione o a una truffa. Spiega che il “costoso” è il risultato di una lunga filiera fatta di scelte precise, ingredienti eccellenti, controlli rigorosi e standard altissimi.
“Scartiamo tutto ciò che non rispetta lo standard qualitativo che abbiamo codificato”, afferma. E rincara: “Questo porta i prezzi ad aumentare, ma è inevitabile”. Un processo che, secondo il re della pasticceria, solo una decina di pasticcerie in tutta Italia riesce davvero a garantire.

Il momento più tagliente arriva quando Gazzoli ricorda le critiche ricevute da Massari per il prezzo delle chiacchiere. La risposta del pasticcere? Un’autentica stilettata: “Beh, fanno a meno di comperarle”, per poi ridere di gusto. Nessun tentativo di rabbonire le masse. Nessuna giustificazione melliflua. Massari non cerca consensi. Difende la sua visione, la sua arte, la sua filosofia. E lo fa con pungente ironia. A chi lo accusa di rincorrere la moda, risponde con fierezza: “La moda vende unicità. La pasticceria Massari vende unicità”.
Il prezzo del lusso… o della qualità?
Il caso delle chiacchiere di Massari non è il primo – e probabilmente non sarà l’ultimo – che divide l’opinione pubblica tra chi è disposto a pagare tanto per qualcosa di “firmato” e chi trova tutto questo semplicemente esagerato. Ma in fondo, non è un tema che riguarda solo la pasticceria. È un discorso molto più ampio: cosa siamo disposti a pagare per un prodotto fatto con cura maniacale? Quanto vale il lavoro artigianale, la ricerca, l’eccellenza?
Nel mondo della ristorazione, del cibo gourmet, della moda, dell’arte, la percezione del valore cambia da persona a persona. E Massari, con la sua dichiarazione schietta e senza fronzoli, ha portato tutti a farsi una domanda: il problema è il prezzo, o è il fatto che non possiamo permettercelo?
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