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Le espressioni idiomatiche italiane nascondono spesso storie curiose e sorprendenti. Una di queste è "fare come Baglioni", che viene usata per indicare chi lascia improvvisamente un luogo o un evento senza dare spiegazioni. Non ha nulla a che vedere con Claudio Baglioni, il celebre cantautore romano, anche se l’associazione risulta spontanea per molti. Il cantante ha effettivamente interpretato un brano intitolato "Io me ne andrei", ma l’origine dell’espressione risale a diversi secoli prima della sua nascita. A chiarirlo è stato il divulgatore Andrea Passador, che sui social ha approfondito l’argomento in chiave linguistica.
L’origine storica di “fare come Baglioni”
Secondo una leggenda che circolava già nel XVI secolo, un aristocratico perugino, il conte Rodolfo Baglioni, era noto per un’abitudine singolare: abbandonava in anticipo feste e banchetti per correre dall’amante. Questa sua tendenza a lasciare gli eventi senza preavviso avrebbe generato il modo di dire che oggi conosciamo. Nel tempo, la frase si è diffusa oralmente e ha superato i confini regionali, fino a entrare nel lessico popolare. Oggi, chi “fa come Baglioni” compie un’uscita improvvisa, spesso con un tocco di teatralità.

Dal passato alla lingua di tutti i giorni
La storia del conte Baglioni ha resistito nei secoli perché riflette un comportamento facilmente riconoscibile e comune tra determinati soggetti: quello di sparire all’improvviso. L’espressione è sopravvissuta anche se il suo protagonista è caduto nell’oblio della memoria storica, dimostrando come i modi di dire possano avere vita lunga indipendentemente dalle figure che li hanno originati. Oggi il riferimento non viene quasi mai colto, e la maggior parte delle persone sorride pensando al cantautore Claudio Baglioni, senza sospettare che la radice sia legata a una vicenda rinascimentale.
Un parallelo con “farne una più di Bertoldo”
Il panorama delle espressioni italiane è ricco di riferimenti a personaggi storici e letterari, che non hanno certo la fama di autori come Dante Alighieri o Alessandro Manzoni. Un esempio simile è il detto “farne una più di Bertoldo”, che trae origine dal protagonista del racconto seicentesco “Le sottilissime astuzie di Bertoldo” scritto da Giulio Cesare Croce. Bertoldo, contadino rozzo ma ingegnoso, viveva alla corte del re Alboino e riusciva sempre a cavarsela con trovate geniali e inattese. Le sue avventure, narrate con tono comico e popolare, hanno fatto sì che il suo nome diventasse sinonimo di astuzia e di capacità di uscire dai guai in modo creativo.
Da allora, l’espressione “averne fatte più di Bertoldo” o “farne una più di Bertoldo” si usa per indicare chi combina di tutto, superando ogni aspettativa. È un complimento velato, che attribuisce a una persona grande scaltrezza ma anche una certa inclinazione al caos creativo. A differenza di “fare come Baglioni”, che richiama un comportamento improvviso e quasi scortese, “farne una più di Bertoldo” sottolinea un talento nel trovare soluzioni inaspettate.
Il ruolo delle espressioni popolari nella cultura italiana
I modi di dire come “fare come Baglioni” o “farne una più di Bertoldo” rappresentano molto più che semplici frasi colorite. Essi custodiscono frammenti di storia, aneddoti e immaginari collettivi che hanno attraversato i secoli. L’Italia, con la sua ricca tradizione orale, ha sempre valorizzato proverbi, detti e metafore che sintetizzano comportamenti e caratteri umani. Chi utilizza oggi queste espressioni non sempre conosce l’origine, ma contribuisce a mantenerle vive e a trasmetterle alle nuove generazioni.
