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La parola "colazione" che ogni mattina accompagna milioni di italiani non ha nulla a che vedere con il breakfast inglese, con il desayuno spagnolo o con il petit déjeuner francese. A spiegarlo è stato il linguista e content creator @sonomiguelangelo, spagnolo che parla perfettamente italiano e che insegna la sua lingua madre. Poliglotta instancabile, conosce anche inglese, portoghese e francese e ha intrapreso lo studio del tedesco e del croato. La sua analisi etimologica dimostra come l’italiano rappresenti un’eccezione nel panorama delle lingue europee.
In inglese e francese: il pasto che rompe il digiuno
La parola inglese “breakfast” non significa “pausa veloce” come potrebbe sembrare a primo impatto. Ricordiamo che in inglese l'aggettivo va sempre prima del sostantivo e al massimo sarebbe "fast break". In realtà, break indica l’azione di rompere e fast corrisponde al digiuno. Per questo il breakfast è letteralmente il pasto che interrompe il lungo digiuno notturno. Lo stesso meccanismo si ritrova nel francese moderno: “petit déjeuner”. Oggi si parla di “piccola colazione”, ma in origine esisteva solo déjeuner, cioè il pasto che spezzava il digiuno. Jeûner infatti significa digiunare, mentre il prefisso dé indica l’azione contraria, ovvero rompere.
Spagnolo e portoghese: la stessa logica latina
Nelle lingue iberiche, l’etimologia segue un percorso simile. In spagnolo la parola “desayuno” deriva da ayunar, che significa digiunare, e dal prefisso des che indica la negazione o l’interruzione. Lo stesso accade in portoghese, dove “desjejum” ha il medesimo significato. In entrambi i casi, la colazione è l’atto di porre fine al digiuno notturno, esattamente come in inglese e francese.
In italiano: dalla condivisione al pasto mattutino
L’italiano, invece, ha preso una strada diversa. La parola “colazione” discende dal latino collatione, a sua volta derivato da collatus, che significa “conferire” o “portare insieme”. Nell’antichità la collatione non indicava un pasto per interrompere il digiuno, ma un momento conviviale in cui ciascuno portava qualcosa da condividere: cibo, conversazione, tempo in compagnia.

Da qui l’uso medievale e rinascimentale di colazione come sinonimo di pranzo. Non a caso, ancora oggi nei testi formali o in italiano “antico”, il termine colazione viene utilizzato per indicare il pranzo di mezzogiorno. L’uso moderno ha introdotto la distinzione di prima colazione, cioè quella mattutina.
Tedesco, olandese e lingue del Nord Europa
Nel tedesco la parola è Frühstück, composta da früh (presto) e Stück (pezzo), quindi “primo pezzo” o “primo morso” della giornata. In olandese non cambia molto: la colazione si chiama ontbijt, letteralmente “primo morso” o “pasto che rompe il digiuno”, con ont- come prefisso di inizio e bijt che richiama l’atto del mordere. Lo svedese propone una prospettiva simile: frukost. Qui l’etimologia rimanda al “primo frutto”, cioè il primo alimento della giornata, anche se il significato di ost (“formaggio”) si è poi trasformato in un uso più ampio.
Un’anomalia tutta italiana
Il confronto etimologico evidenzia un fatto sorprendente: l’italiano è un caso unico. Mentre la maggior parte delle lingue europee lega la colazione al concetto di “rompere il digiuno” o di "primo pasto della giornata", l’italiano conserva la memoria di un rituale comunitario, un momento in cui ciascuno portava qualcosa da condividere. Questo scarto semantico racconta molto della cultura italiana, in cui il cibo non è solo nutrimento, ma soprattutto socialità e incontro. E se oggi la “prima colazione” evoca cappuccino e cornetto, nel passato rimandava a un pranzo conviviale, carico di significati culturali e simbolici che ancora oggi sopravvivono nelle tradizioni.
