Linguista indica le parole più buffe dell'italiano parlato in Svizzera: "Come si dice lavatrice"

L’italiano, al di fuori dei confini nazionali, ha una presenza molto limitata. Se da una parte gli studenti stranieri lo studiano per la musica lirica o per la fascinazione verso l’Antica Roma, dall’altra esistono pochissimi territori in cui la nostra lingua venga usata come mezzo di comunicazione ufficiale. Uno di questi è il Canton Ticino, in Svizzera, dove l’italiano rappresenta la lingua amministrativa e quotidiana. Tuttavia, chiunque vi abbia trascorso un po’ di tempo, avrà notato che l’italiano parlato in Svizzera non coincide sempre con quello standard utilizzato in Italia.

La linguista e content creator italo-svizzera Roberta Inversi, poliglotta e traduttrice, ha spiegato su Instagram che il fenomeno ha origini ben precise: la vicinanza linguistica con il francese e il tedesco. Le due lingue maggioritarie in Svizzera hanno influenzato profondamente l’italiano locale, producendo una serie di termini che fanno sorridere gli italiani, ma che in Ticino vengono adoperati anche in contesti ufficiali, dalle leggi alle comunicazioni amministrative.

“Macchina da lavare”: un calco dal francese

Il caso più noto, e forse più buffo, è “macchina da lavare”, espressione utilizzata in Ticino per indicare quella che in Italia chiamiamo semplicemente lavatrice. Il termine deriva chiaramente dal francese “machine à laver” ed è stato adattato senza troppe modifiche. Non si tratta di un neologismo ironico o di uno slang gergale: è una parola che viene utilizzata da generazioni, e che in molti casi appare perfino nelle pubblicità locali.

Questa scelta linguistica dimostra come gli italofoni svizzeri abbiano trovato soluzioni proprie, spesso pratiche, che con il tempo si sono stabilizzate. Non sorprende quindi che anche i giovani abbiano ereditato queste forme, senza percepirle come “strane” o “sbagliate”.

Dalla “nota” scolastica ai “prodotti in azione”

Gli esempi elencati da Roberta Inversi non finiscono qui. Nel lessico scolastico svizzero, per esempio, il “voto” diventa “nota”, proprio come accade in francese con la parola note. Nei supermercati, invece, i prodotti scontati non sono “in offerta”, bensì “in azione”, calco diretto dal tedesco Aktion. È una variazione curiosa che lascia perplessi gli italiani in visita che si chiedono che tipo di azione possano avere delle merendine in offerta, ma che per un ticinese rappresenta la normalità.

Se cercate prodotti in offerta in Svizzera, meglio chiedere di quelli "in azione".
Se cercate prodotti in offerta in Svizzera, meglio chiedere di quelli "in azione".

Un altro termine molto diffuso è “medicamenti”, parola che richiama il francese médicament. Non si tratta di un uso colloquiale: nei documenti ufficiali e nelle leggi cantonali la forma medicamenti compare regolarmente. Ancora più particolare è l’espressione “cassa malati”, che in Ticino indica l’assicurazione sanitaria, e che deriva direttamente dal tedesco Krankenkasse.

La lingua ufficiale e il contesto istituzionale

La linguista sottolinea come non si debba confondere questo lessico con lo slang o con il dialetto: si tratta di termini impiegati in documenti amministrativi, leggi e regolamenti. Ciò significa che un cittadino ticinese non li usa soltanto nel parlato, ma anche nella scrittura formale. In questo senso, l’italiano di Svizzera rappresenta una variante autonoma, che nel tempo ha acquisito dignità istituzionale.

Alcune parole, poi, sono difficili da tradurre letteralmente. È il caso di “servizio di picchetto”, che indica la disponibilità di un lavoratore a intervenire fuori dall’orario di lavoro per urgenze. In Italia si parlerebbe di “reperibilità”, ma in Ticino la forma picchetto è largamente usata e compresa da tutti e ha una sfumatura di significato leggermente divesa.

Le segnalazioni del pubblico e le parole più amate

Nei commenti al post di Roberta Inversi sono arrivati decine di esempi aggiuntivi. Alcuni utenti hanno ricordato “riservazione” invece di “prenotazione”, oppure l’uso del verbo “comandare” per indicare “ordinare” in un ristorante. Altri hanno citato espressioni comuni come “la meteo” per il meteo, il “Natel” per il cellulare e perfino il “lanciamento” per indicare l’uscita di un film al cinema.

Questi esempi mostrano quanto la lingua sia viva e quanto sia influenzata dai contesti culturali e dalle altre lingue con cui entra in contatto. Molti italiani trovano buffo sentir parlare di “prodotti in azione” o di “macchine da lavare”, ma in Ticino queste parole fanno parte della quotidianità e contribuiscono a rendere l’italiano svizzero un patrimonio linguistico unico.

L’italiano del Canton Ticino non è un “italiano sbagliato”, bensì una variante storicamente legittima, cresciuta a contatto con altre lingue e culture. Le scelte lessicali, spesso nate da traduzioni dirette, hanno resistito al tempo e si sono consolidate fino a diventare parte del tessuto linguistico della regione. Se oggi gli italiani sorridono davanti a una “macchina da lavare” o a un “servizio di picchetto”, dovrebbero ricordare che ogni lingua evolve e che queste espressioni raccontano la storia di una comunità che ha saputo preservare l’italiano pur adattandolo al proprio contesto.

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